La scleroterapia è una tecnica angiologica che comporta la chiusura di un tratto venoso sede di varice oppure di un gruppo di capillari (teleangectasie) mediante l’iniezione nei vasi stessi, in punti ben determinati, di una soluzione sclerosante che causa istantaneamente una reazione infiammatoria locale (flebite chimica); questa reazione provoca in seguito la chiusura ed il successivo riassorbimento del tratto varicoso oppure la cancellazione dei capillari.
Nulla. Il circolo venoso superficiale è “sacrificabile”, poiché la maggioranza del sangue venoso che ritorna al cuore passa attraverso il circolo venoso profondo. E’ lo stesso motivo per cui ci si può operare di varici.
Nelle soluzioni usate per la scleroterapia sono presenti diversi composti; poiché esistono più di dieci tipi di soluzioni sclerosanti, diventa lungo e noioso elencare qui tutti la loro composizione chimica. Nelle soluzioni sclerosanti d’uso più frequente i componenti principali sono l’alcool polidocanolico, la glicerina cromata, il sodio salicilato ed il sodio tetradecilsolfato usati a varie concentrazioni. Sono ormai del tutto abbandonate le soluzioni contenenti iodio.
Sono parecchi anni che non si registrano reazioni allergeniche importanti. Ovviamente ciò non significa che non possano esistere pazienti sensibilizzati a qualcuno dei composti sclerosanti.
No. L’azione lesiva della soluzione sclerosante è limitata alla parete venosa nel punto d’iniezione; già a breve distanza dal punto sottoposto a sclerosi il composto è così diluito da essere inoffensivo.
No. La scleroterapia delle varici è una tecnica antica; nel 1853 in Francia già si eseguivano sclerosi di varici. L’introduzione della scleroterapia su vasta scala risale alla metà degli anni ’70 e quella della Scleromousse negli anni ’90.
La scleroterapia è particolarmente indicata per la rimozione di capillari (teleangectasie), di varici di piccolo-medio calibro e degli angiomi cutanei; tuttavia anche vene varicose di maggiori dimensioni sono rimosse con successo. La possibilità di adottare composti sclerosanti sotto forma di schiuma (sclero-mousse) consente, nei casi selezionati, di rimuovere varici anche safeniche.
Basandosi sui dati disponibili nella Letteratura Scientifica, circa l’80% delle teleangectasie e il 75% delle microvarici trovano soluzione definitiva con la scleroterapia. Come esperienza personale, nella mia casistica dal 1984 ad oggi ho ottenuto percentuali sovrapponibili.
Le controindicazioni alla scleroterapia, comuni peraltro alla maggior parte degli interventi terapeutici invasivi, sono divise in assolute e relative: Controindicazioni assolute sono la gravidanza, le lungodegenze che obbligano il paziente a letto, episodi recenti (meno di dodici mesi) di tromboflebite superficiale o di trombosi venosa profonda, , il diabete mellito scompensato, la presenza di tumori maligni, le malattie del surrene, la tubercolosi, alcune malattie renali (glomerulonefriti e nefrosi). Controindicazioni relative sono alcune malattie del fegato (epatiti acute virali, tossiche o da farmaci; cirrosi epatica), gli stati febbrili, l’asma allergico e bronchiale, alcune malattie del cuore (miocarditi e endocarditi), le discrasie ematiche. Il medico valuterà le controindicazioni relative e procederà o meno alla scleroterapia.
Poco o nulla; gli aghi ipodermici monouso usati per la scleroterapia sono di calibro ridottissimo. Nei soggetti particolarmente sensibili è possibile far precedere l’iniezione dall’applicazione di una pomata anestetica.
La scleroterapia viene eseguita di solito nel periodo freddo, ciò non tanto per l’assenza della venodilatazione dovuta al calore, quanto per evitare che i UV, colpendo direttamente la parte sclerosata, creino pigmentazioni della pelle difficili poi da rimuovere.
La cute della zona sottoposta a sclerosi non è di norma interessata dal processo chimico, il quale avviene all’interno della parete dei vasi; nel caso dei capillari è normale che parte della soluzione sclerosante fuoriesca nei tessuti vicini (data la sottigliezza della loro parete); in tal caso il fenomeno più frequente consiste in un modesto arrossamento (eritema) della parte sottoposta a sclerosi, che viene trattato localmente mediante pomate contenenti estratti di hamamelis, centella asiatica ed altre sostanze emollienti.
Non sempre. L’applicazione di una compressione sulle vene sottoposte a scleroterapia è un passaggio fondamentale per la buona riuscita della sclerosi. In alternativa alle bende si possono usare calze elastiche terapeutiche di compressione 18mmHg o di classe1. Per i capillari può bastare una medicazione adesiva compressiva.
Anche se raramente, la terapia sclerosante può presentare complicanze; esse sono essenzialmente dovute 1). all’eccessiva aggressività della soluzione sclerosante nei confronti della parete venosa e dei tessuti circostanti. 2). al fenomeno conosciuto come “matting”.
L’eccessiva aggressività del composto può provocare la comparsa d’ematomi nel punto dell’iniezione: in soggetti con marcata reattività personale verso il composto oppure con pelle delicata o molto chiara ciò può anche risultare in un livido di colore blu-verdastro (questo accade specialmente nei pazienti con i capelli rossi).
Un controllo eseguito dopo sette giorni dall’iniezione solitamente elimina i microtrombi eventualmente formatisi all’interno della vena sclerosata, mentre l’applicazione di un bendaggio elastico adesivo per i giorni seguenti la scleroterapia annulla in pratica la possibilità di comparsa di ematomi.
Il numero delle sedute scleroterapiche dipende, ovviamente, dal quadro clinico e dall’estensione della zona da sottoporre a terapia.
Di solito, in assenza di effetti indesiderati importanti, esse sono mensili.
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